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Trigemino Infiammato

Come si cura il trigemino infiammato

Il trigemino è il nervo principale del viso ed il più grande dei nervi cranici. Innerva il mento, la mandibola, il labbro superiore, la guancia di lato al naso, l’occhio e la fronte. Innerva in pratica gran poarte del cranio. Ce n’è uno per lato, a destra e a sinistra. Il trigemino infiammato comporta dolore e la cura non è delle più semplici. Il dolore è tipicamente a “corrente elettrica”. Ogni movimento del viso e della bocca, parlare mangiare lavarsi i denti ma anche un colpo di vento, scatenano il dolore. Il paziente vive nella costante paura di una scarica dolorosa. Ma come si cura il trigemino infiammato?
Per questo bisogna capirne la causa. La causa dell’infiammazione sta nel deterioramento delle fibre nervose come è intuibile dalle statistiche. Si manifesta soprattutto dopo cinquant’anni e raramente in età giovanile o addirittura nell’adolescenza. Col tempo si ha cioè una perdita di mielina, della rivestimento esterno delle fibre nervose, che le isola l’una dall’altra. Quasi sempre è determinante l’azione irritante di uno dei vasi normalmente presenti in quella zona dell’encefalo, spesso l’arteria cerebellare antero-superiore (SCA). Nel complesso si osservano quattro-cinque casi per 100.000 persone/anno.
La cura del trigemino infiammato rientra fondamentalmente in tre categorie: La neutralizzazione dell’impulso doloroso, la distruzione delle fibre nervose che trasportano il dolore, l’allontanamento del vaso che irrita il nervo.
La neutralizzazione dell’impulso doloroso avviene per lo più con l’ausilio di farmaci antiepilettici, tra i quali spicca il Tegretol, ancora il più efficace benché sia stato il primo ad essere usato oltre cinquant’anni fa. Altri farmaci impiegati sono il gabapentin, il pregabalin, la lamotrigina, la lacosamide e similari.
La distruzione delle fibre nervose che trasportano il dolore avviene mediante una delle tecniche percutanee che agiscono sul ganglio di Gasser (rizolisi glicerolica, radiofrequenza normale e pulsata, micro compressione vascolare). Esse possono produrre un certo grado di alterazione sensitiva del viso, più marcata con la radiofrequenza “classica” sfumata col glicerolo.
L’allontanamento del vaso che irrita il nervo viene invece effettuato mediante intervento chirurgico di decompressione microvascolare. Esso implica l’apertura del cranio con esposizione del nervo e del vaso che determina il conflitto